Il primo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale ha messo in evidenza che c’ un eccesso di liberalit , perch la norma troppo larga e non orienta gli stessi lavoratori a scegliere in base ai propri bisogni sociali. Occorrono interventi normativi correttivi che possano ristabilire il giusto equilibrio tra offerta di welfare aziendale e offerta di welfare pubblico. A dirlo Nicola Marongiu, coordinatore dell’Area Welfare della Cgil nazionale, commentando i risultati della ricerca, che mette in evidenza il ruolo ancora troppo passivo dei lavoratori rispetto alle scelte delle aziende. Dove il sindacato non insediato c’ un problema di conoscenza, anche per le modalit di attuazione dell’accordo, e le imprese passano direttamente all’attivit di erogazione del servizio. Bisogna investire in conoscenza continua Marongiu: Le organizzazioni datoriali, quelle sindacali e le stesse imprese, devono fornire gli strumenti per mettere i lavoratori in grado di scegliere il premio, la sostituibilit e a quale tipologia di servizio accedere. da rassegna.itÿPresentato il 1ø Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale. Welfare aziendale: un valore potenziale di 21 miliardi di euro se esteso a tutti i lavoratori del settore privato.Solo il 17,9% degli occupati sa esattamente cos?. Per il 58,7% meglio le prestazioni di welfare degli aumenti retributivi. Favorevoli soprattutto i dirigenti, i laureati e gli occupati con redditi elevati, meno consenso tra operai e lavoratori con stipendi bassi, alle prese con una ®fame¯ arretrata di reddito (+178% di famiglie operaie in povert assoluta tra il 2008 e il 2016). I servizi pi richiesti? Polizze sanitarie e previdenza integrativaQuanto vale potenzialmente il welfare aziendale? 21 miliardi di euro. Oggi il decollo del welfare aziendale pi annunciato che reale, ma in prospettiva potr dare un grande contributo al benessere dei lavoratori.A regime si pu stimare in 21 miliardi di euro il valore potenziale complessivo delle prestazioni e dei servizi di welfare aziendale, se questi strumenti fossero garantiti a tutti i lavoratori del settore privato: un valore pari a quasi una mensilit di stipendio in pi all?anno per lavoratore.Perci indispensabile che il welfare aziendale sia promosso come un pilastro aggiuntivo del pi generale sistema di welfare italiano e non venga percepito come un premio che avvantaggia soprattutto i livelli occupazionali pi alti. ? quanto emerge dal 1ø Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato in collaborazione con Eudaimon (www.eudaimon.it), leader nei servizi per il welfare aziendale, e con il contributo di Credem, Edison e Michelin.Una conoscenza ancora scarsa. Solo il 17,9% dei lavoratori italiani ha una conoscenza precisa di cos? il welfare aziendale, il 58,5% lo conosce solo per grandi linee e il 23,6% non sa cos?.Ne hanno una conoscenza minore i lavoratori con livelli pi bassi di scolarit (il 47% di quelli con al pi la licenza media non sa cos?), quelli con redditi bassi (44,6%), i genitori single (40,3%), gli occupati con mansioni esecutive e manuali (36,7%), le lavoratrici (30,1%). Chi conosce meglio il welfare aziendale lo apprezza di pi: favorevole il 74,4% di chi lo conosce in modo preciso rispetto al 43,3% di chi non lo conosce. Ecco perch fondamentale una comunicazione capillare sul contenuto e sul ruolo strategico di questo strumento.Meglio le prestazioni di welfare degli aumenti retributivi. Di fronte alla possibilit di trasformare quote premiali della retribuzione in prestazioni di welfare, il 58,7% dei lavoratori si dice favorevole, il 23,5% contrario e il 17,8% non ha una opinione in merito.Ad essere pi favorevoli sono i dirigenti e i quadri (73,6%), i lavoratori con figli piccoli, fino a 3 anni (68,2%), i laureati (63,5%), i lavoratori con redditi medio-alti (62,2%). Meno favorevoli sono gli operai, i lavoratori esecutivi e quelli con redditi bassi.Tra gli operai (41,3%) e gli impiegati (36,5%) sono pi elevate le quote di lavoratori che preferiscono avere pi soldi in busta paga invece che soluzioni di welfare.Ma non la risposta alla ®fame¯ arretrata di reddito. Il sostegno al welfare aziendale diminuisce al decrescere dei redditi dei lavoratori.Ma il welfare aziendale non pu assumere la funzione di surrogato di aumenti salariali per gli occupati nelle fasce stipendiali pi basse. Da questo punto di vista, bisogna considerare il boom di famiglie operaie in condizione di povert assoluta, che sono aumentate del 178% tra il 2008 e il 2016, fino a diventare quasi 600.000.Famiglie che, se formate da una coppia e 2 figli minori, dispongono fino a 1.400 euro al mese, mentre i single possono contare fino a 680 euro al mese. Il welfare aziendale uno strumento indiretto di integrazione dei redditi, ma non pu e non deve essere sostitutivo degli incrementi retributivi.L?attuale normativa che premia fiscalmente il welfare aziendale sta avendo il merito di far crescere il settore, ma nel medio periodo rischia l?effetto paradossale di favorire di pi i lavoratori con redditi alti e non quelli con redditi pi bassi e con maggiori fabbisogni sociali.Dovrebbe dare supporto a chi ha pi bisogno, piuttosto che essere erogato come un premio in proporzione al reddito, altrimenti si limita a riflettere le disuguaglianze senza alleviarle e finisce per non aiutare di pi i lavoratori pi bisognosi.I servizi pi richiesti. Tra le prestazioni di welfare aziendale maggiormente desiderate dai lavoratori ci sono quelle relative alla sanit (indicate dal 53,8% degli occupati), quelle relative alla previdenza integrativa (33,3%), poi i buoni pasto e la mensa aziendale (31,5%), il trasporto da casa al lavoro (ad esempio, l?abbonamento per i trasporti pubblici: 23,9%), buoni acquisto e convenzioni con negozi (21,3%), l?asilo nido, i centri vacanze, i rimborsi per le spese scolastiche dei figli (20,5%).Le prestazioni di welfare propriamente intese, dalla sanit alla previdenza, vincono su quelle finalizzate all?integrazione del reddito, mentre la presenza di figli minori in famiglia porta ad apprezzare di pi le prestazioni per l?infanzia e i servizi rivolti alla genitorialit , nella convinzione che il welfare aziendale possa colmare i buchi del sistema di welfare pubblico.Il 24,6% delle famiglie con figli minori preferirebbe ottenere prestazioni di welfare: asili nido, rimborsi per tasse scolastiche, campus e centri vacanze.Il welfare aziendale migliora il clima nelle imprese.Il 47,7% dei lavoratori favorevole al welfare aziendale perch convinto che migliori il clima in azienda, il 16,8% perch fa aumentare la produttivit dei lavoratori.L?effetto positivo sul clima aziendale la ragione richiamata prevalentemente dai lavoratori che si dicono favorevoli, ma ancora una volta pi forte il consenso tra dirigenti e occupati con alti redditi rispetto a operai e lavoratori con bassi redditi.fonte agenzia stampa
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