Braccini (Fiom Cgil), ?La storia di un certo modello produttivo inesorabilmente fallita, la sua riproposizione in peggio mette a rischio il futuro stesso del settore?. ?Le responsabilit che stanno in capo alle aziende sono palesi e pesanti, ma vi sono anche responsabilit politiche ed Istituzionali?.La nautica un settore in ripresa e vi sono oltre diecimila addetti complessivi in Toscana. La nostra Regione si contraddistingue per la produzione di mega yacht sopra i 30 metri, ( il 25% dei mega yacht al mondo viene prodotto in Toscana) ma l?arretramento delle condizioni di lavoro segna un condizione inaccettabile.Nei vari cantieri nautici in Toscana figurano molti marchi di aziende tra le pi importanti al mondo che producono beni di lusso unici, ma le condizioni materiali dei lavoratori, per lo pi appartenenti a ditte in appalto, arretrano.Pensavamo che la crisi avesse insegnato qualcosa, che il modello fallimentare del passato fondato sull?appalto sfrenato non fosse pi attuabile, invece la situazione andata di nuovo peggiorando. I cantieri ormai hanno pochi addetti diretti alla produzione, la crisi doveva essere anche l?occasione per far riflettere e per ricreare tutte quelle professionalit necessarie di cui tanto gli stessi cantieri lamentano la mancanza, ma alla fine, una volta arrivata la ripresa, hanno inseguito la ricerca delminor costo del lavoro.Nella gran parte dei cantieri nautici in Toscana manca il rispetto delle regole, ed alla fine della catena degli appalti vi sono sempre lavoratori pi deboli e sfruttati.Questo anche il risultato di varie Leggi su Leggi in materia di lavoro e appalti che hanno favorito la supremazia dell?impresa a scapito dei diritti dei lavoratori e che un paese civile ha il dovere di cambiarle.Le condizioni e la sicurezza nei luoghi di lavoro in un intreccio di appalti su appalti si abbassano, molti lavoratori provengono da altri paesi e non conoscono nemmeno i loro minimi diritti. Bisogna aprire presidi sindacali di fronte ad ogni area produttiva in tutta la costa, affinch ogni lavoratore trovi una risposta, sia tutelato e non lasciato solo di fronte all?imperio dell?impresa.Vanno verificate le modalit di assunzione, le retribuzioni, le ore lavorate ed necessario far fare verifiche approfondite, chiamando in causa anche gli enti preposti.Le responsabilit che stanno in capo alle aziende sono palesi e pesanti, ma vi sono anche responsabilit politiche ed Istituzionali.Avevamo pi volte chiamato in causa la Regione Toscana e alcune amministrazioni locali affinch si aprisse un serio dibattito sul modello di sviluppo distorto in un settore importante e soprattutto che opera su concessioni demaniali, in modo da affrontare una discussione strategica e con una visione di tutta la costa, ma non mai arrivata nessuna concreta risposta.Anzi, laddove vige l?autorit portuale regionale come nel porto di Viareggio, con la responsabilit anche della stessa Amministrazione Comunale, si andati a frazionare la pi importante area demaniale, tanto che, come Fiom Cgil , abbiamo dovuto ricorrere al Consiglio di Stato.Nel corso degli anni vi sono sempre stati declini e rinascite, ma se mancano le idee non si va da nessuna parte. La storia di un certo modello produttivo inesorabilmente fallita, la sua riproposizione in peggio mette a rischio il futuro stesso del settore.Tuttavia, non esiste che aziende che operano su beni pubblici perseguano un indirizzo fondato sull?arretramento delle condizioni di lavoro e siano lasciate fare, non solo perch un?ingiustizia sociale, ma anche perch non vi una prospettiva per modelli produttivi deformati.La nautica in Toscana non si pu riempire la bocca solo con il salone Nautico, perch se il settore non fondato sulla qualit delle imbarcazioni, sulle professionalit e sui diritti dei lavoratori, non ha futuro.Restando aperti a qualsiasi tipo di confronto e richiamando ognuno alle proprie responsabilit , noi continueremo a batterci al fine di favorire uno sviluppo nell?interesse collettivo, dell?occupazione e dei diritti dei lavoratori.Massimo Braccini, segretario generale Fiom Cgil Toscana.
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