Lo sconto sull’Irpef deciso dal governo portera’ 714 euro all’anno in piu’ nel bilancio delle famiglie piu’ povere. Lo dice il presidente dell’Istat, Lo dice il presidente dell’Ista, Antonio Golini, nel corso di un’audizione sul Def alla Camera. Il beneficio relativo della revisione Irpef, misurato come minore imposta in rapporto al reddito della famiglia di appartenenza dei beneficiari – ha detto Golini – passa dal 3,4% del quinto di reddito piu’ povero (ottenuto ordinando le famiglie in base al reddito equivalente e dividendole in cinque gruppi di pari numerosita’) allo 0,7% del quinto di reddito piu’ ricco. In valore assoluto, il guadagno medio annuo per beneficiario e’ pari a 714 euro per le famiglie piu’ povere del primo quinto, 796 euro per le famiglie del secondo, 768 euro per quelle del terzo quinto, 696 per quelle del quarto quinto e 451 per le famiglie piu’ ricche.DEF: ISTAT, TAGLIO IRAP PER 620.000 IMPRESE SOPRATTUTTO A NORD La riduzione del 10% dell’Irap riguardera’ circa 620 mila imprese e i beneficiari saranno soprattutto le imprese medio-grandi manifatturiere del nord. Lo rileva il presidente dell’Istat, Antonio Golini, durante un’audizione alla Camera sul Def. L’elevata presenza di imprese con base imponibile negativa o nulla a fini Irap – ha detto Golini – restringe la platea degli interessati al provvedimento, circa 620 mila imprese, pari al 72,2% delle societa’ considerate. I beneficiari sono percentualmente piu’ numerosi tra le imprese medio-grandi, quelle che operano nel settore manifatturiero, le imprese residenti nel Nord-Ovest, e le imprese in gruppo nazionale ed estero.LAVORO: ISTAT, 1 MLN OCCUPATI IN MENO IN 5 ANNI, MALE IL SUDUn milione di occupati in meno in cinque anni, soprattutto al Sud. Lo dice il presidente dell’Istat, Antonio Golini, durante un’audizione alla Camera sul Def. Dal 2008 al 2013 la perdita – ha detto Golini – e’ stata di quasi un milione di occupati (-984 mila, pari al 4,2%) e le differenze territoriali sul mercato del lavoro si sono ulteriormente accentuate: rispetto al 2008 nel Mezzogiorno gli occupati calano del 9%, contro il 2,4% del Nord. Nel 2013 il numero di occupati si e’ ridotto di 478 mila unita’ (-2,1% rispetto all’anno precedente, ben -4,6% nel Mezzogiorno, pari a -282 mila unita’) scendendo a 22 milioni e 420 mila, un calo superiore anche a quello del 2009 (-380 mila unita’), ha aggiunto il presidente dell’Istat.Dall’analisi dei dati trimestrali destagionalizzati – ha proseguito – emerge un rallentamento del ritmo di discesa dell’occupazione durante il 2013: da -0,7% e -0,6% del primo e secondo trimestre 2013, a -0,3% nel terzo e quarto. In particolare, negli ultimi due trimestri dell’anno si registrano segnali positivi nell’industria in senso stretto (+0,1% nel terzo trimestre e stabile nel quarto), e nelle costruzioni (rispettivamente, +0,1% e +0,3%).Nel Nord, il ritmo di calo dell’occupazione rallenta a partire dal secondo trimestre 2013 (da -0,3 punti percentuali nel primo trimestre a -0,1 punti negli altri tre trimestri); nel Centro si registra una maggiore caduta nei primi due trimestri ma anche segnali positivi negli ultimi due (-0,8 e -0,4 punti percentuali nei primi due, +0,2 e +0,1 punti nel terzo e quarto trimestre); nel Mezzogiorno, negli ultimi due trimestri del 2013, la diminuzione prosegue a ritmi sostenuti, seppur meno elevati (-1,0 punti percentuali). A gennaio 2014 il numero di occupati rimane sostanzialmente invariato rispetto a dicembre 2013, ma febbraio vede una ulteriore diminuzione degli occupati (39 mila, -0,2% rispetto al mese precedente). Complessivamente, dal 2008 al 2013 – ha concluso Golini – la perdita e’ stata di quasi un milione di occupati (-984 mila, pari al 4,2%) e le differenze territoriali sul mercato del lavoro si sono ulteriormente accentuate. Rispetto al 2008 nel Mezzogiorno gli occupati calano del 9%, contro il 2,4% del Nord. (AGI)
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