Pensioni: Cgil, governo apra confronto serio. Restituire flessibilita’. Soluzione per esodati, evitare emergenza esondandi.

Il tema delle pensioni deve essere inserito nell’agenda del governo: se si vuole davvero intervenire a favore dell’occupazione, il nodo della previdenza va affrontato. Cosi’ Vera Lamonica, segretario nazionale della Cgil, ai microfoni di Radioarticolo1. La riforma Fornero – sostiene la dirigente sindacale – non solo ha provocato ferite come quella degli esodati, ma ha portato ad un blocco pressoche’ generalizzato di ogni possibile turn over: le persone non vanno in pensione e quindi non vi sono opportunita’ di impiego per i giovani. L’esecutivo deve cogliere questo legame – prosegue Lamonica – e avviare un confronto con i sindacati per risolvere le emergenze e ragionare sulle modifiche da apportare al sistema. Da un lato e’ necessario dare risposte agli esodati (i salvaguardati sono appena 160mila e gli assegni effettivamente erogati poco piu’ di 30mila) ed evitare una nuova emergenza esodandi, vale a dire di tutti coloro che rischiano di perdere il posto per i processi di ristrutturazione delle aziende ma, pur essendo lavoratori maturi, non possono accedere alla pensione. E dall’altro occorre restituire flessibilita’ al sistema, perche’ cosi’ come e’ costruito oggi non regge. Ci sono, infatti, professioni – sottolinea Lamonica – che non possono essere esercitate in eta’ avanzate, mentre per altre il problema non si pone e si deve permettere a chi lo desidera di rimanere al lavoro piu’ a lungo. Per questo e’ necessaria un’ampia fascia di flessibilita’, che peraltro era prevista dalla legge Dini ed e’ la regola in tutti i paesi in cui vige il sistema contributivo. Ma senza introdurre ulteriori penalizzazioni e cancellando quelle esistenti, in particolar modo per i pensionamenti anticipati che riguardano lavoratori precoci. Chiediamo, quindi, – conclude Lamonica – l’apertura di un tavolo serio per discutere di questi temi. E, se il governo decidesse di avere un rapporto corretto con le organizzazioni sindacali, si potrebbe ragionare su misure per facilitare contemporaneamente l’entrata e l’uscita di lavoratori e lavoratrici, innescando un circolo virtuoso in grado di creare nuova occupazione per i giovani. ASCA

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