Una vera riforma degli ammortizzatori sociali, che sia a carattere inclusivo e universale, fondata su due soli istituti: uno per la tutela della disoccupazione, l’altro per la sospensione di attivita’ e ore lavorate; entrambi ricollegati alle politiche attive di modo che il fine ultimo del sostegno al reddito sia sempre l’inclusione sociale e l’inserimento lavorativo. Questo in estrema sintesi il cuore della proposta che la Cgil lancia oggi, dopo le anticipazioni nell’intervista del segretario generale, Susanna Camusso, a ‘La Repubblica’ e, soprattutto, nelle ore calde di dibattito sul ‘Jobs Act’, specie per quanto riguarda il segmento di riforma degli ammortizzatori sociali, allo studio del governo Renzi. Una proposta, quella del sindacato di corso d’Italia, fondata su quattro linee d’intervento: semplice e sostenibile, inclusiva, equa e che risponda al presente al futuro. Semplice e sostenibile, spiega la Cgil, per costruire un sistema che tuteli chi perde occupazione e chi e’ coinvolto da crisi, totalmente pubblico e assicurativo, che non gravi sulla fiscalita’ generale, modalita’ quest’ultima possibile estendendo la contribuzione a tutti i lavoratori e a tutte le imprese. Una proposta inclusiva nel senso che se tutti i lavoratori e tutte le imprese contribuiscono al sistema universale di ammortizzatori, si puo’ estendere il sostegno al reddito anche ai precari, includendo tutte le tipologie contrattuali subordinate e parasubordinate. Terzo punto, una proposta di riforma degli ammortizzatori sociali equa che si determina se tutte le imprese di qualsiasi dimensione e settore contribuiscono, in base alle specificita’, ad un sistema universale, le prestazioni erogate alle stesse imprese e il carico contributivo sulle stesse sara’ piu’ sostenibile e solidaristico. Infine, ultimo punto, una proposta che risponde al presente ed al futuro a prescindere dagli andamenti dell’economia e delle relative fluttuazioni del mercato del lavoro. Nel dettaglio, inoltre, la Cgil sostiene come, in relazione alle novita’ introdotte dalla riforma Fornero, la legge 92, oggi piu’ che mai e’ necessario correggere il sistema rivedendo l’Aspi e Mini Aspi, superando gli ammortizzatori in deroga e i fondi di solidarieta’ con un modello assicurativo simile agli ammortizzatori ordinari basato sui contributi di imprese e lavoratori. Per quanto riguarda, infine, le risorse, che oggi dalla fiscalita’ generale vanno verso gli ammortizzatori in deroga, queste per il sindacato guidato da Susanna Camusso dovrebbero sostenere la fase di avvio del nuovo sistema e il potenziamento delle risorse stanziate per le nuove politiche attive necessarie a superare la logica dell’assistenza. ASCA
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