In una fase drammatica della vita democratica del Paese il lavoro torna in campo per segnalare l`urgenza di un intervento di politica industriale in grado di salvare un patrimonio di tutta l`economia italiana. Il settore siderurgico vive una crisi senza precedenti. Le acciaierie di Piombino insieme all`fiva, agli acciai speciali di Terni, rappresentano un volano insostituibile dell`industrianazionale. Su di esse grava un pericolo di cui il Paese a partire dal Governo si deve fare carico: il pericolo di chiusura o di ridimensionamento che avrebbe conseguenze irreparabili per la nostra economia. Questo rischio non possiamo permettercelo. Occorre tempestivamente assumere tutte le iniziative per creare una condizione in grado di affrontare l`emergenza e nello stesso tempo che sia capace di delineare una prospettiva di fuoriuscita dalla crisi. Anche nel caso della siderurgia ? arrivato il tempo di attuare una diversa strategia di sistema che rimetta al centro gli interessi nazionali. Occorre chiamare a raccolta tutte le energie disponibili del capitalismo italiano, delle imprese e delle banche, accompagnate e sorrette da un intervento finanziario del sistema pubblico, per la salvaguardia e il rilancio delle grandi imprese in crisi. Al di fuori di questa prospettiva c`? il rischio reale di consegnare agli interessi delle multinazionali settori strategici della nostra economia, interessi destinati a mutilare il ruolo dell`industria italiana. Per questo diciamo con forza che Piombino non deve chiudere. L`obiettivo deve essere quello di salvaguardare l`equilibrio tra la produzione di acciaio a ciclo integrale e la produzione di acciaio nell`elettro-siderurgia. In questo senso pensiamo sia possibile anche ragionare per trovare forme di integrazione produttiva con il ciclo dell`Ilva, per diversificare, rafforzare le filiere di produzione primaria e consolidare la trasformazione e il servizio. Piombino non deve chiudere perch? dal suo altoforno escono quelle rotaie di qualit? per l`alta velocit? che hanno bisogno del ciclo integrale, e che possono rispondere alla domanda crescente di ammodernamento delle infrastrutture per la mobilit? che viene da tutta l`area del Mediterraneo. A Piombino inoltre, dopo l`Accordo di Programma che consentir? all`area portuale di qualificarsi per l`integrazione tra la siderurgia e la navalmeccanica, si possono sperimentare nuove tecnologie capaci di confrontarsi coi grandi competitori del settore. Per questo, che indica concretamente una prospettiva, Piombino non pu? e non deve chiudere. Ma c`? un`altra ragione di fondo che impone a tutti di lavorare per la sua salvezza: i lavoratori e le lavoratici di Piombino rappresentano un patrimonio inestimabile di saperi, conoscenza, professionalit?, che non pu? essere disperso. Chiediamo dunque che si definiscano rapidamente le scelte per adottare gli investimenti necessari ai quali pu? contribuire, nel quadro dei provvedimenti per la salvaguardia della siderurgia europea, la Banca Europea degli investimenti, insieme all`intervento di privati interessati ad una prospettiva industriale. Bisogna inoltre mobilitare l`interesse dei centri ricerca, delle Universit?, proprio per contribuire all`attuazione di un percorso virtuoso di investimenti e innovazione. Per tutto questo siamo in lotta che continuer? fino a quando non ci saranno risultati concreti. Lottiamo per il futuro della siderurgia perch? vogliamo un futuro diverso per l`Italia, per il lavoro, per la sua dignit?. I lavoratori e le lavoratrici di Piombino meritano questo futuro.* da Il Tirrreno del 3 ottobre 2013
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