Irregolarit sono state scoperte dalla guardia di finanza nei sistema di smaltimento dei reflui delle acque trattate dal Consorzio Conciario di Fucecchio (Firenze). Secondo quanto accertato, il depuratore gestito dal consorzio, per abbattere i costi di smaltimento, dal 2006 ha trattato in maniera abusiva 5 milioni di metri cubi di liquidi che non sono stati completamente depurati. Sequestrati, a seguito delle indagini, conti correnti e beni immobili del consorzio per un valore di 18.250.000 euro. Il decreto di sequestro preventivo stato emesso dal gip di Firenze Fabio Frangini su richiesta del pm Tommaso Coletta della Dda fiorentina. I sigilli sono scattati per immobili e terreni nei comuni di Fucecchio e Santa Croce sull?Arno, per partecipazioni bancarie e conti correnti. Secondo quanto accertato, il depuratore gestito dal consorzio immetteva liquidi inquinanti nel canale di Usciana, affluente dell’Arno. I controlli venivano elusi mediante una falsificazione sistematica della documentazione delle analisi di laboratorio interno all’ente e attraverso l’alterazione dei campioni oggetto di controllo da parte dell’Arpat, ottenuta con la manomissione del ‘campionatore’ posto al termine dell’impianto di depurazione. Il depuratore stato costituito nel 1979 dal consorzio, che nel 1986 lo ha ceduto al Comune di Fucecchio mantenendone la gestione. Si occupa di depurare le acque di lavorazione di oltre 40 aziende della zona di Ponte a Cappiano, gli scarichi civili del Comune di Fucecchio e anche liquami provenienti da aziende non consorziate. A seguito delle irregolarit rilevate dalla gdf, il depuratore, in funzione, si occupa al momento esclusivamente dell’attivit di presmaltimento dei liquidi, la cui successiva depurazione stata affidata in gestione a una ditta di Santa Croce sull’Arno. Secondo quanto spiegato in una nota diffusa dalla gdf, il sistema illecito accertato ha consentito al consorzio di abbattere i costi di lavorazione, quantificati in circa 1.350.000 euro, i costi di smaltimento dei fanghi, quantificato in oltre 3.000.000 di euro nonch di percepire ingiusti profitti per circa 14 milioni di euro.Nell’ottobre del 2012, a seguito di una perquisizione eseguita dalla gdf presso il depuratore, i vertici del consorzio, che si sono dimessi nel corso dello stesso mese, sono stati denunciati per traffico illecito di rifiuti. Si tratta del presidente, del direttore generale tecnico, del responsabile della manutenzione e del capo impianto. Secondo gli inquirenti, i quattro si avvalevano della collaborazione di altri dipendenti della struttura, nessuno dei quali risulta indagato. Indagato anche il Consorzio Conciatori di Fucecchio, in virt delle legge 231 del 2001, per la quale l?ente responsabile dei fatti commessi dai propri vertici. Le indagini sono iniziate nell’estate del 2012, a seguito di un controllo fiscale delle fiamme gialle, insospettite dalle spese di smaltimento troppo basse rispetto al volume di liquidi trattati, e da un’improvvisa moria di pesci nel canale di Usciana. In base a quanto accertato, i costi venivano abbattuti risparmiando sull’acquisto degli agenti chimici usati per la depurazione. Inoltre il consorzio, al fine di procurarsi profitto, accettava dalle aziende esterne anche liquami che non era autorizzato a trattare perch troppo inquinanti. Come confermato da una dipendente amministrativa del consorzio nel corso delle indagini, il laboratorio interno del depuratore, su espressa richiesta del presidente e a volte dietro pagamento da parte delle ditte sterne interessate, falsificava le analisi di questi liquami in modo da farli rientrare nei parametri consentiti. I risultati modificati venivano poi inviati al Circondario dell’Empolese Valdelsa. Il software di gestione dei flussi di liquami, controllato dalla centrale operativa del depuratore, separava i flussi da inviare allo scarico nel canale Usciana senza essere trattati, circa il 70%, da quelli che venivano sottoposti al trattamento fisico chimico di depurazione. Nel corso delle perquisizioni due degli indagati, il responsabile della manutenzione e il capo impianto, hanno confermato questa pratica, protrattasi per almeno dieci anni. (ANSA)
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