SALVARE LINDUSTRIA PER AVERE FUTURO

Passato ? ferragosto, ma il clima, purtroppo non solo quello segnato dal termometro delle temperature, resta rovente. Sia sul piano politico, che sul piano economico. C’? ancora chi˜ pensa alla fine dell’euro come uno scenario possibile, senza calcolare i danni sul piano sociale che questo produrrebbe per chi vive di reddito fisso, lavoratori, in particolare pubblici, pensionati. Anche i risparmi sarebbero decurtati nel loro valore reale in modo drastico. Questo di fatto distruggerebbe il nostro modello di protezione sociale. Di fatto non ci sarebbero pi?˜ risorse sufficienti per garantire le coperture che oggi conosciamo.˜ I falchi˜ continuano a volare sui nostri cieli, testardi,˜ cattivi, custodi inflessibili di un pensiero liberista che prima ci ha condotto fin qui e˜ ora vorrebbe˜ immolare sull’altare del rigore il nostro modello sociale, insieme˜ alla qualit? della nostra stessa democrazia.˜ L’alternativa non pu? essere tra un rigore cieco e sordo e il precipitare nel burrone.Il rigore se non ? coniugato all’equit? e alla crescita produrr? sul piano sociale gli stessi effetti nefasti di una catastrofe. Il lavoro ? la vera chiave di volta su cui puntare per uscire da questo tunnel. Il lavoro, in particolare il lavoro manifatturiero dovrebbe essere difeso come il bene pi? prezioso, difeso come merita la difesa dei gioielli della corona. Su questo si deve˜ basare la nostra prospettiva futura. Per uscire da questa situazione si deve puntare su ci? che abbiamo trascurato negli ultimi venti anni. Invece˜ si continua ad assistere alla chiusura di fabbriche, alla perdita di posti di lavoro. I dati sull’occupazione ci dicono che nel nostro Paese, solo un italiano su tre in et? lavorativa ? occupato. Quello che si dovrebbe difendere con le unghie e con i denti non viene difeso nella maniera appropriata. Anzi, si˜ mette in contrapposizione lavoro e salute come nel caso di Taranto. Ma che Paese ? quello in cui il valore del lavoro ? contrapposto al valore della salute? Anche in Toscana siamo alle prese con una crisi che non sembra passata, al di l? dell’ottimismo espresso del Presidente del Consiglio˜ a Rimini al Meeting di CL. Avremmo bisogno che l’ottimismo˜ fosse accompagnato da provvedimenti concreti. Siamo consapevoli che non ? semplice invertire un ciclo economico, ma provarci ? doveroso. Abbiamo proposto una patrimoniale da destinare alla crescita, orientare verso la difesa delle nostre fabbriche quelle risorse. Se non ci facciamo trovare vivi alla fine della nottata, per noi la nottata non finir? mai. Per questo dobbiamo in primo luogo difendere e sviluppare le nostre imprese. Oltre ad una azione politica in Europa che neutralizzi i falchi, come lo scudo anti-spread, per impedire le azioni speculative nei confronti dei debiti sovrani, da una finanza senza scrupoli, per avere un costo del debito compatibile con azioni destinate alla crescita, dovere del governo ? attivare tutte le azioni destinate alla sopravvivenza del nostro apparato industriale, grande e piccolo. Usare la Cassa depositi e prestiti per intervenire direttamente nelle aziende private, comprando quote che andrebbero rivendute a ciclo invertito, questa ? una cosa possibile. Gli USA hanno acquistato le banche per evitare che il sistema collassasse, allora perch? non pensare ad uno Stato che acquisti quote di aziende in difficolt?, magari di liquidit?, per consentire alle stesse di˜ passare la nottata. Siamo ancora la seconda economia manifatturiera europea, dobbiamo mettere in campo una strategia per poter continuare ad esserlo anche in futuro. Quando la nottata sar? passata ci sar? bisogno di prodotti da collocare sul mercato delle merci, sulla˜ base della qualit? che sapranno esprimere. Ricerca, innovazione di processo di prodotto, necessitano di risorse, di intreccio tra un sistema formativo pubblico e un sistema di R/S privato. Dobbiamo investire. Utilizzare a questo fine la Cassa Depositi e Prestiti ? mettere in campo un’azione nell’interesse nazionale. Se non difendiamo la nostra storia industriale, che ? anche il nostro presente e il nostro futuro,˜ la conseguenza per noi sar?, comunque,˜ una˜ sconfitta certa anche se la crisi dovesse finire. Per questo in Toscana, pur nella necessit? di riorganizzare Fidi, rinnovata nella funzioni e distinta nei soggetti, non abbiamo voluto rinunciare ad un soggetto pubblico e autonomo che mantenga una funzione di intervento nelle crisi aziendali, attraverso un apposito fondo rotativo che preveda la partecipazione temporanea all’impresa, che certo non si sostituisca alle imprese, ma che le accompagni in questa fase difficile, che garantisca liquidit?,˜˜ che attraverso la loro difesa e il loro sviluppo˜ difenda il lavoro nella nostra Regione. Dalla crisi si esce se siamo in grado di difendere la nostra industria, se rimettiamo il lavoro al centro dell’azione di governo.˜ La sfida passa da qui, fino ad ora il governo non ha voluto affrontare questa sfida, vediamo se ora, dopo le dichiarazioni, dalle parole si passa ai fatti.˜˜˜˜˜

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