1? maggio: il lavoro unisce il Paese.

Il primo maggio ? la festa del lavoro, dei lavoratori e non delle Organizzazioni Sindacali, per questo il nostro, a Prato, ? ancora un primo maggio unitario. E questo ? un fatto oggi non scontato. Il valore del lavoro pubblico e privato ? stato mortificato da questo Governo. Gli interventi legislativi, l?assenza di ogni politica di sostegno allo sviluppo, l?attacco all?istruzione e all?impiego pubblico ne sono stati il tratto dominante, distintivo.E per? questo resta il primo maggio ?e non il primo purtroppo- di una citt? colpita nel proprio cuore, quell?industria tessile che ha visto crollare drasticamente posti di lavoro e redditi. In dieci anni ? stato perso il 50% della capacit? produttiva, met? di quella che era l?industria tessile del distretto pratese ? andata in fumo. Cos siamo arrivati al punto che oggi, per assurdo, la filiera tessile ha punti deboli, in cui le capacit? produttive sono insufficienti. E? quanto sta accadendo oggi con le filature, che debbono lavorare la domenica per far fronte ad una domanda che, in questo momento, ? tornata a crescere.Per questo dobbiamo guardare dinanzi a noi, portando avanti un progetto positivo, propositivo, che guardi alle sfide del tessile, ma anche a ci? che esiste e pu? essere valorizzato fuori da esso. Nel tessile esistono ancora 15.000 lavoratori dipendenti e 5.000 autonomi, bisogna partire da questi per rilanciare in termini di produttivit?; di oggi e di futuro.Tenere unita la filiera significa, fondamentalmente, che i committenti devono farsi carico della parte produttiva del sistema. Non si pu? essere solo ?impannatori? altrimenti si sega il ramo dell?albero su cui siamo seduti. Nessuno potr? pi? realizzare ?tessuti? a Prato, se si sar? lasciato andare in malore un pezzo della filiera necessaria per produrre quel tessuto.Ma accanto al tema tessile c?? la diversificazione, l?utilizzazione degli spazi esistenti, aree ed immobili, puntando ad una riqualificazione della citt?, ad una sua proiezione in settori, attivit? economiche, che oggi sono solo parzialmente presenti o mancano del tutto. Valorizzare quello che c??, aprire al nuovo: questo deve essere il nostro spirito. Per questo siamo preoccupati del fatto che si va diffondendo, sui media ed a livello nazionale, un?immagine della citt? legata solo al degrado. Dobbiamo essere noi i primi a reagire a questo: se noi la pensiamo cos, gli altri non potranno che vederci cos.E quando parliamo di 1? maggio, non possiamo non pensare alle migliaia di lavoratori schiavizzati che esistono a Prato. Indipendentemente dalla differenza etnica esiste il dovere morale di considerare come lavorano questi concittadini, queste persone ?straniere- ma che vivono fra di noi, i cui volti incontriamo ogni giorno e che cominciano a diventarci familiari come i nostri. I morti trovati sul marciapiede ci ricordano le condizioni disumane in cui la maggior parte dei lavoratori cinesi vivono; ma ad essi, a questo problema˜ non si pu? rispondere solo con i blitz, con la repressione, l?intimidazione che li rigetta sempre di pi? nel loro ghetto. E? necessario puntare all?integrazione, all?allungamento della filiera, occorre portare sul mercato un prodotto finale che ? in grado di intercettare un maggior valore aggiunto.Recentemente, con l?impegno dell?Ufficio Vertenze della nostra Cgil, una lavoratrice tessile˜ cinese ? riuscita a chiudere una vertenza con un?azienda cinese. Per la prima volta qualcuno in quel mondo ha rivendicato un diritto, ? un piccolo passo, ma vogliamo pensare che sia solo il primo, perch? esso va nella direzione giusta.Occorre diffondere positivamente una cultura della legalit?, dell?integrazione positiva, la contaminazione fra diverse etnie che convivono nello stesso territorio, quella principale e quelle minori. E? solo da questo che pu? venire un futuro migliore per la nostra citt?. Sar? un percorso lungo. Sar? un percorso difficile, ma tanto meno lungo e difficile, quanto pi? cammineremo da subito nella giusta direzione.

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